La versione di Shlomo

Siamo nel 1939, in un piccolo villaggio popolato da ebrei, quando Shlomo, considerato da tutti il matto, annuncia ai cittadini l’imminente arrivo dei tedeschi: i nazisti, fa sapere, deportano tutti gli abitanti ebrei dei paesi vicini e fra poco toccherà anche a loro. Durante il consiglio dei saggi, Shlomo tira fuori una proposta un po’ bizzarra: per sfuggire ai tedeschi, tutti gli abitanti organizzeranno un falso treno di deportazione che li porti in salvo fino in Palestina, a casa. Gli abitanti del villaggio si mettono al lavoro per dar vita all’idea di un folle…

Il tema centrale è quello del viaggio verso la salvezza, una salvezza che la storia non racconta perché esiste solo nella versione della fantasia di Shlomo. In realtà, il protagonista vive la quotidiana e disumana malvagità dei Lager.

Nella rappresentazione teatrale, sogno e realtà si confondono, e parole d’invenzione poetica si alternano a testimonianze reali sulle atrocità del Nazismo. Attraverso il tema dell’Olocausto, lo spettacolo vuole evidenziare gli effetti disumanizzanti dell’ideologia e del potere sull’individuo.

Momenti di racconto si alternano a giochi coreografici e scenografici che trasformano l’ambientazione che si alterna tra l’immaginazione del protagonista e la realtà.